La cartomania

L’eccezionale successo sociale avuto sin dal primo momento dalle carte de visite – secondo Briggs tra il 1861 e il 1867 furono commercializzate nel mondo tra 300 e 400 milioni di carte de visite (CdV) ogni anno – si tradusse prontamente nel sorgere del loro collezionismo. 

Frataggi, Napoli, Napolitains de Mandato CDV biglietto da visita albume vintage

Sin da prima del 1860 nacque la “cartomania”, ovvero il collezionismo di CdV, inizialmente accumulate in scatole o cassetti; con esso, nacque anche la necessità di poterle conservare in forma più consona e comoda, che permettesse di disporle ordinatamente e visionarle con gli amici. Con questo fine, furono posti in vendita tanto in Francia come in molti altri Paesi europei, negli Stati Uniti, in Australia e Nuova Zelandia e persino in Sud Africa e nell’America latina, appositi album per la loro raccolta ed esposizione. Inizialmente ebbero una dimensione approssimativa di 12×18 cm a sviluppo verticale con 15-25 fogli in grado di ospitare una CdV per ogni facciata; una decina di anni più tardi furono prodotti album a sviluppo orizzontale con due CdV per ogni facciata, che misuravano circa 30×20 cm, sino a giungere a quattro CdV per facciata (30×40 cm). 

Dopo il 1870, le dimensioni si fecero molto variabili per ospitare tanto le CdV come le fotografie in altri formati, come il cabinet

Fornendo uno strumento conveniente a una comoda visualizzazione delle CdV, gli album fotografici erano piacevoli ad essere sfogliati, ciò che si convertì rapidamente in una pratica sociale. Questo avvenne soprattutto in Francia e nei Paesi anglosassoni e riguardò principalmente la borghesia, dove sfogliando gli album fotografici s’intrattenevano gli ospiti e si stimolava la conversazione. Con sottile ironia, lo scrittore Jules Lecomte scrisse nel 1860 sul settimanale parigino Le Monde illustré

“…cette invention Disdérienne […] c’est charmant et envahisant! cela a remplacé les albums d’autographes, la politichomanie et cette succession de manies plus o moin absurdes qui toque Paris chaque hiver. Cette fois, la chose est intelligent et amusant, et fort coûteuse aussi, car le soleil travaille a prix fixe et se fait payer aussi cher la face d’une Majesté que celle d’une actrice des Bouffes-Parisiens: soit trnte sous pièce. J’ai vu vingt femmes occupées a former des collections qui seront, cet hiver, un des amusements des petites soirées. Les prodigues vont acheter leur albums rue de la Paix, et les payent ainsi le double du prix de fabrique. On les voit assises chez Maquet, chez Giroud, ou au passage de l’Opéra, choisissant leurs cartes, et regardant beaucoup sourtout celles… qu’elles n’osent acheter.”. 

Album per collezionare carte de visite databile intorno al 1865 (coll. Trivero)

La presenza di album di CdV era talmente frequente nei salotti borghesi, che non di rado il fotografo nel suo studio ritraeva una persona, soprattutto una donna o una ragazzina, con un album in grembo o mentre lo stava sfogliando. Sebbene queste fotografie fossero per lo più effettuate nello studio del fotografo, e quindi fosse questo colui che poneva l’album nelle mani o nel grembo della persona ritratta, è tuttavia evidente che esso era una presenza talmente abituale nel salotto borghese, che collocato nel ritratto, gli assicurava maggiore spontaneità. 

Sin dall’inizio vi furono due tipologie parallele di collezionismo: gli album sociali, e quelli monografici, dal carattere culturale. Parallele e non alternative: infatti gli album famigliari e quelli a soggetto spesso erano entrambi presenti nel salotto borghese ed entrambi erano protagonisti di molti incontri serali. 

Giorgio Sommer Napoli, carte de visite
Carte de visite
Carte de visite
Carte de visite

di Alberto Trivero Rivera

Foto della copertina – Carta de visite e dedica di Eudoxie Allix indirizzato alla sua allieva Lucie Alexandre

Fonte:

il libro “La fotografia nel xix secolo. Dal dagherrotipo alla foto postale”

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