Le drammaturgie visive e la recitazione fotografica di Cesare Accetta

La sperimentazione continua caratterizza la ricerca visiva di Cesare Accetta, un confrontarsi sempre con le possibilità della luce e con la forza gravitazionale del nero che tutto tende ad assorbire ed annullare.

“Nella scatola nera come per la camera oscura, tutto deve ancora accadere; la luce svela l’evento mentre il nero diventa sensibile. È il momento in cui il fotografo decide cosa registrare, ma soprattutto se registrare”.

Il suo campo di indagine è da sempre il teatro di ricerca dove ha le prime esperienze giovanissimo. Comincia a collaborare con il Teatro Instabile di Michele Del Grosso e con quasi tutte le compagnie più dinamiche del periodo. Scopre che la finzione può far emergere un reale più vero di quello della realtà.

Lavora professionalmente in fotografia fino al 1995 per poi dedicarsi alla direzione della luce nel cinema e nel teatro, ottenendo prestigiosi riconoscimenti, anche se la ricerca sulle possibilità del fotografico è ancora oggi uno dei suoi principali interessi.

Dietro gli occhi è stata la mostra al PAN a cura di Maria Savarese nel 2012 dove vengono mostrate alcune immagini del suo prezioso archivio che testimonia una delle stagioni più interessanti della cultura italiana con le sperimentazioni di Enzo Moscato, Laura Angiulli, Mario Martone, Toni Servillo e tanti altri.

La sua è un’esperienza di vita straordinaria che incrocia molti talenti. Condivide lo studio con Antonio Neiwiller e partecipa attivamente alle ricerche sulle possibilità dello spazio scenico. Il suo fotografare si caratterizza sempre per essere più che una foto di scena, una vera e propria recitazione fotografica, un partecipare all’evento teatrale con la sua fotocamera. In questo la sua fotografia è di grande pregio ed originalità, in questo si rivela come uno dei maggiori autori nel panorama italiano e sicuramente le sue immagini dovrebbero essere presentate almeno nelle principali capitali europee.

Tutte le sua esperienze convergono in modo geniale nel lavoro In Luce, dedicato ad Oreste Zevola, a cura di Maria Savarese e presentato al Museo Madre nel 2016, che lo ha acquisito nella sua collezione permanente. Consiste in tre proiezioni video su cui scorrono più di cinquanta volti. Indaga la relazione della vita con il tempo dove le immagini si formano e si perdono attraverso l’azione della luce.

Cesare è persona sobria e riservata, non mostra le sue emozioni, vive ogni cosa nel profondo e le trasforma in preghiere di luce. L’artista diventa tutt’uno con l’opera e si dona al pubblico.
 
Foto tratte dal libro ‘Nero sensibile’ (ed. La Casa Usher – 1985)

di Luca Sorbo – esperto in storia e tecnica della fotografia, già docente Accademia di Belle Arti


Fonte:
www.sudnotizie.com/le-drammaturgie-visive-e-la-recitazione-fotografica-di-cesare-accetta/?fbclid=IwAR2qwpf2V56CHEWIHOaz3IaDFmdjvp3f4ciFOX1YeJZBgMCy4wc5Lwg8Q1M  

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