Fratelli Alinari

Fratelli Alinari è un’azienda italiana operante nel campo della fotografia, la più antica del mondo, dell’immagine e della comunicazione. Costituita a Firenze nel 1852 dai fratelli Leopoldo (1832–1865), Giuseppe (1836–1890) e Romualdo Alinari (1830–1890), la società Alinari fu la prima ditta fotografica ammessa al servizio dei Musei Vaticani, del Louvre e di vari musei italiani, attività che prenderà forma nelle immagini delle opere d’arte presenti all’interno dei musei. Da questo momento le loro fotografie recano il timbro a secco ‘Fratelli Alinari Fotografi, Firenze, presso Luigi Bardi’. Nel corso del Novecento le immagini dell’Alinari costituirono la maggior fonte d’illustrazioni (oltre il 10%) della grande editoria italiana.
Fra la fine e l’inizio del secolo gli Alinari ebbero negozi a Firenze, Roma, Napoli, Venezia e corrispondenti a Parigi, Bruxelles, Dresda e Marsiglia. A Napoli ebbero anche altri punti di vendita a Piazza Santa Caterina a Chiaia 1 e a via Calabritto 26, dove sono presenti tuttora. L’inventario delle opere napoletane, redatto dallo stesso studio Alinari, non riguardava però tutte le varie numerose attività che si svolgevano in città, ma soltanto mestieri ambulanti e che colpivano la fantasia del turista incline a interpretarli come arredi scenici della città stessa, una sorta di variante dello stereotipo pittoresco.
La fondazione dei Fratelli Alinari nasce nel 1852, circa quindici anni dopo la creazione dell’apparecchio fotografico. Leopoldo, Giuseppe e Romualdo capirono fin da subito le capacità e le potenzialità di questa nuovo modo di analizzare il mondo e così diedero vita ad un laboratorio-azienda che non aveva rivali nel territorio italiano. I loro soggetti prediletti erano i monumenti e le architetture del panorama storico-culturale dell’interno pianeta (con un taglio particolare ed unico), una scelta comunicativa che gli permise di farsi conoscere in tutto il mondo.
Nel 1861 gli Alinari partecipano all’Esposizione Italiana di Firenze con ben trentacinque opere e continuano a lavorare nel campo delle vedute e delle riproduzioni d’arte, tanto che decidono di fondare lo Stabilimento Fotografico Alinari: la produzione acquista sempre maggiore impulso e vengono scattate migliaia di fotografie in tutta Italia privilegiando le opere d’arte e l’aspetto monumentale delle città. Dopo la morte di Leopoldo, i fratelli continuano ad occuparsi dello stabilimento fino al 1890, quando la gestione dell’azienda passa a Vittorio (1859-1932), figlio di Leopoldo.
A partire dal periodo della direzione di Vittorio, l’attività editoriale dell’Alinari, già praticata con regolarità dal 1888, conosce un nuovo impulso, parallelamente a quella fotografica che viene incrementata attraverso nuove campagne di documentazione artistica e architettonica sul territorio italiano e all’estero. Dal 1893 la Fratelli Alinari si occupa delle edizioni artistiche, spesso ricorrendo ad una raffinata procedura di stampa: la fototipia (o collotipia).
Quella che era stata fino ad allora un piccolo laboratorio con pochi dipendenti, si trasformò in una vera e propria industria fotografica con importantissimi fotografi italiani nella cerchia dei lavoratori. Il loro operato documentò, quasi inconsciamente, il cambiamento sociale del nostro paese, garantendo una completa testimonianza storica e culturale del nostro passaggio in questo pianeta.
La morte del figlio di Vittorio, Carlo, avvenuta nel 1910 a soli diciannove anni, in un momento in cui si stava avviando alla continuazione dell’attività di famiglia, segna profondamente la vita del padre. Nel 1921, un anno dopo la costituzione della Fratelli Alinari Società An. I.D.E.A., a chiusura di questa parabola artistica e visiva, Vittorio suggella il suo instancabile operato artistico e letterario pubblicando un’edizione dedicata ai luoghi della Divina Commedia, illustranti il ‘paesaggio italico dantesco’: con questa opera conclusiva egli corona definitivamente la sua prestigiosa attività e quella di un’intera famiglia di fotografi.
La crisi innescata dalla Grande Guerra ha portato ad un cambio di proprietà, cui poi ne sono seguiti tanti altri. Nel 1920 la ditta passò a una cordata di aristocratici toscani, guidata dal barone Ricasoli; nel 1957 ne divenne proprietario il senatore Vittorio Cini, che acquisì nuovi archivi fotografici di grande valore come Brogi, Anderson, Chauffourier e Fiorentini; nella metà degli anni Settanta passò alla famiglia milanese Zevi e nel 1982 a quella triestina dei De Polo che, oltre a realizzare il Museo Nazionale Alinari della Fotografia, acquisì fondi fotografici in Italia e all’estero, procedendo, alla fine degli anni Novanta, alla loro digitalizzazione e vendita.
Del 2019 è l’acquisizione da parte dalla Regione Toscana, che ha subito attivato procedure e azioni per garantire la corretta conservazione e valorizzazione dell’archivio. Il primo passo, il 16 luglio del 2020, è stata l’istituzione della FAF Toscana – Fondazione Alinari per la Fotografia, il secondo, a dicembre 2020, l’acquisizione, dopo il patrimonio analogico, della F.lli Alinari IDEA spa e del suo patrimonio digitale, costituito da un archivio di 259.692 immagini, con relative banche dati, i sistemi di gestione e di stoccaggio, i marchi e i diritti d’uso delle immagini, conferito con il resto alla FAF Toscana.

Foto di copertina – CC0. Photo of the brothers Alinari, founders of Fratelli Alinari

Fonti:
1. www.alinari.it/
2. Amedeo Benedetti, La fortuna delle immagini Alinari nella grande editoria italiana del Novecento, in Culture del Testo e del Documento, n. 36, settembre-dicembre 2011, pp. 121-151.
3. www.mardeisargassi.it/i-fratelli-alinari/
4. www.istantidigitali.com/fratelli-alinari/
5. www.thestreetrover.it/2019/05/21/archivio-fratelli-alinari-e-la-fine-di-unera-per-litalia/

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